giovedì 4 dicembre 2008




Lino Strangis

Video Art Mini-Store

Videobuco

A cura di Veronica D’Auria

Inaugurazione giovedì 11 Dicembre 2008

Prosegue il tour romano V.A.M.S. (Video Art Mini-Store) progetto di Public Art in progress di Lino Strangis, giovane artista e compositore residente a Roma attivo nel campo delle arti multimediali digitali ed in particolar modo dedicato a videoinstallazioni, sound art e musica elettronica di ricerca.
Ne è caratteristica peculiare l’accordo con esercizi privati dei più diversi generi convertiti in spazi espositivi accogliendo nella loro quotidianità quelle che l’autore chiama “installazioni minime” le quali vanno a costituire un’opera/progetto “progressiva e pluricellulare”. L’idea di fondo è quella di porre in questi luoghi dell’attesa, spazi pubblici di transizione e inter-relazione delle installazioni audiovisive realizzate a partire da riprese di eventi quotidiani della città ai quali di solito, presi nel turbine della metropoli odierna, non si riesce a dedicare la giusta attenzione e/o delle audiovisioni che sono metafora di questo modo di percepire.

Se finora l’evento ha coinvolto esercizi commerciali dei più diversi generi e si è rivolto in particolare ai loro avventori occasionali, alla popolazione nel senso più ampio del termine (oltre a voler richiamare l’attenzione degli specialisti, cercando di portarli fuori dal circuito tradizionale) in questa occasione è stato scelto Videobuco, storica videoteca specializzata in cinema sperimentale e di ricerca, che per le sue peculiarità attrae una clientela interessata ed appassionata agli audiovisivi e che, di conseguenza, ha una formazione ed educazione ai linguaggi dell’audiovisione. “Ciò che ci interessa in questa circostanza è venire in contatto con questo pubblico di amatori a metà tra il pubblico specializzato e quello di passaggio.”

Questa tappa inaugura inoltre una nuova installazione audiovisiva One moment in cui un momento transitorio, un luogo di passaggio, la stazione ferroviaria di Roma Termini (a pochi passi dal locale in cui viene esposta), viene attraversato da persone di cui non sappiamo nulla, casualmente intercettate dalla videocamera mentre camminano lungo un percorso di cui non conosciamo l’inizio e la fine, ma solo un tratto sospeso tra l’andare verso e tornare da. Un solo momento di pochi secondi si mostra come attraverso un microscopio temporale, un ralenti estremo, che lo apre, lo dipana e ne espone ogni attimo donando, grazie al contributo del sonoro, una potente carica drammatica ad ogni micro-movimento. Come sempre Strangis si avvale del sonoro e degli effetti di alterazione del ripreso per incrementare la potenza metaforica degli eventi: al primo livello, sopra descritto, sovrappone più volte la medesima sequenza ma a diverse e progressive velocità di scorrimento, anch’esse dialoganti con il sonoro, autonomo elemento del montaggio… Ma, come sempre nelle opere frutto delle sue più recenti ricerche, ad un approccio formale più o meno minimale equivale una notevole stratificazione di significati: in primo luogo emerge uno dei temi principi della poetica del giovane autore cioè il viaggio o meglio il viaggiare come metafora dell’esistenza… Non conta da dove si parte e verso cosa si va, ecco perché la stazione, luogo di transizione per eccellenza, perché il percorso stesso è la vita ed ogni passo lungo questo itinerario è un momento cruciale altrimenti che l’eventuale traguardo, che invece non si identifica mai, perfino se apparentemente raggiunto, con l’idea che di esso si aveva all’inizio del viaggio. Così un momento come un altro, in cui non accade all’apparenza nulla di significativo, mostra la sua potenza significante.

Come spiega l’autore riferendosi al proprio modo di operare “…Se i linguaggi dell’audiovisione commerciale odierna propongono un numero altissimo di immagini, fenomeni che si avvicendano velocissimi sullo schermo generando un sovraffollamento di informazioni e percezioni, io concentro la mia attenzione su singoli accadimenti, spesso infatti le mie opere constano di una singola inquadratura o di diversi punti di visione del medesimo processo, in ogni caso quasi sempre si tratta di riprese statiche in cui i movimenti di macchina sono minimi o del tutto assenti, in cui il movimento è tutto interno: il contesto ripreso diviene così come il palcoscenico di un teatro o come una fotografia animata in cui il sonoro e le diverse forme di alterazione del ripreso, altrimenti che essere un frustro contorno, svolgono un ruolo strutturale, come elementi autonomi della composizione, fondamentali per la formazione delle metafore che cerco di porre in opera.”

L’evento è realizzato dall’associazione le momo electronique con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma) diretto da Simonetta Lux e coordinato da Domenico Scudero.

Da Giovedì 11/12/08 a Giovedì 08/01/09, aperto dal Lunedì al Sabato ore 10:00 – 20:30

Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Videobuco, Via degli Equi n° 6 (San Lorenzo) – Roma – Tel: 3492304021

e-mail:lemomoelectronique@libero.it http://www.videobuco.it

mercoledì 5 novembre 2008

Artandfood 1° appuntamento Lino Strangis




Artandfood

A cura di Veronica D’Auria

Venerdì 7 Novembre 2008 ore 19:30

Artandfood è la nuova iniziativa dell’associazione Lemomoelectronique in collaborazione con l’associazione culturale Ness1, la quale si costituisce di una serie di mostre/eventi in cui artisti contemporanei (giovani e meno giovani, noti e meno noti) presenteranno le loro opere in un contesto altro dai consoni spazi espositivi. Per una sera gli spazi dell’associazione saranno interamente allestiti dagli artisti con una selezione rappresentativa di opere atta a dar modo agli avventori di avere uno sguardo d’insieme sul loro lavoro mentre, volendo, potranno fermarsi a bere qualcosa o a gustare dell’ottima cucina casereccia. L’idea è quella di creare un ambiente accogliente, rilassato ed informale in cui si possa condividere idee e fruire la cultura in un contesto conviviale ulteriormente valorizzato dalla presenza dell’artista e dalla sua totale disponibilità a dialogare con il pubblico. Ad aprire la rassegna sarà Lino Strangis giovane artista e compositore residente a Roma attivo nel campo delle arti multimediali digitali ed in particolar modo dedicato a videoinstallazioni, sound art e musica elettronica di ricerca. Questo giovane autore, laureato in Filosofia estetica e Storia dell’arte contemporanea a La Sapienza, si è formato negli studi di alcuni importanti artisti della capitale ed ha stretto contatti con alcuni dei più autorevoli critici ed artisti del campo a livello internazionale. Ha esordito nel contesto dell’arte ufficiale, ancora studente, al MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea) e di lì a poco ha tenuto nel medesimo luogo la sua prima personale nel 2005 a cura del direttore del Museo Prof.ssa Simonetta Lux, nell’ambito del progetto Get Up Fast rivolto alle giovani promesse del panorama nazionale. Da allora ha partecipato tra le altre ad importanti mostre e festival internazionali tra cui INVIDEO 2007 a Milano e Bruxelles (festival annuale di videoarte e cinema di ricerca ritenuto il più autorevole del suo genere a livello nazionale e tra i principali a livello europeo), Presenze Video-Soniche (Roma 2007) insieme ad artisti storici come Robert Cahen e Studio Azzurro e Give Me Two Times (Roma 2006). Nell’anno in corso si è dedicato inoltre alla realizzazione di videoinstallazioni in sito specifico in particolari contesti sociali ed a performance di matrice concettuale tra cui Self Made Curator realizzata in occasione dell’inaugurazione della Quadriennale di Roma. Dopo anni di sperimentazione in cui si è accostato a diverse forme della composizione audiovisiva il suo linguaggio si è nell’ultimo periodo stabilizzato sulla ricerca delle potenzialità espressive e di senso della coppia visivo/sonoro: “…Se i linguaggi dell’audiovisione commerciale odierna propongono un numero altissimo di immagini, fenomeni che si avvicendano velocissimi sullo schermo generando un sovraffollamento di informazioni e percezioni, io concentro la mia attenzione su singoli accadimenti, spess o infatti le mie opere constano di una singola inquadratura o di diversi punti di visione del medesimo processo, in ogni caso quasi sempre si tratta di riprese statiche in cui i movimenti di macchina sono minimi o del tutto assenti, in cui il movimento è tutto interno: il contesto ripreso diviene così come il palcoscenico di un teatro o come una fotografia animata in cui il sonoro e le diverse forme di alterazione del ripreso, altrimenti che essere un frustro contorno, svolgono un ruolo strutturale, come elementi autonomi della composizione, fondamentali per la formazione delle metafore che cerco di porre in opera.”



Ven 7 Novembre ore 19:30

Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Via Lorenzo il Magnifico 62/64 – Roma – Tel: 3492304021

e-mail: lemomoelectronique@libero.it http://linostrangis.blogspot.com/

venerdì 4 luglio 2008

Nicola Bettale e Lino Strangis: "Kinetic Skylines"




A cura di Elena Agosti

Inaugurazione Sabato 12 Luglio 2008 ore 19:00

Due interessanti ed attivi artisti italiani under 35 sono colpiti a tal punto dal medesimo evento (un copioso volare di storni) da dedicargli l’uno (Nicola Bettale) una serie di fotografie, l’altro (Lino Strangis) una installazione audiovisiva ambientale, realizzate entrambe nello stesso periodo (inverno 2008), nello stesso luogo (il laghetto dell’Eur a Roma), ma in diversi momenti e con diversi strumenti. Da ciò nasce l’idea di realizzare questa mostra a due che fonde i vari lavori in un unico corpo differenziato, come a formare una super-opera ibrida e globale. Colpisce e si intuisce facilmente che ha colpito molto anche loro, l’eccezionale convergenza di vedute in quelle che sono le motivazioni teoriche delle loro opere, le loro metafore. Ecco come si esprime l’artista/filosofo Lino Strangis per introdurci a questa visione che è condivisa dal fotografo Bettale: “Il più grande errore della cultura occidentale è stato infatti a mio avviso quello di ritenere la razionalità (tipica dell’uomo) superiore al cosiddetto istinto naturale, svalutando ciecamente la sconvolgente funzionalità dei processi vitali di Gaia e del comportamento di tutti i suoi abitanti, agenti di un’intelligenza inter-soggettiva che supera di gran lunga le capacità umane […] Ad un certo punto della storia ci siamo convinti che il nostro punto di vista fosse privilegiato, non rendendoci conto o mancandoci il coraggio di una visione più ampia, di quanto sia invece limitata la nostra percezione del mondo e dei suoi fenomeni!”. Entrambi i giovani autori valorizzano certamente l’aspetto spettacolare dell’evento ma sviluppando in primo luogo un discorso tecnico-formale e teorico di ampio respiro: Strangis, con Sky-noise… Armonie del Caos si avvale di quello che chiama “il super-occhio digitale” (la telecamera) per ottenere, traducendo così le sue posizioni teoriche in metafora audiovisiva, un punto di visione estremamente ravvicinato che ci proietta in una suggestiva e ipnotica dimensione d’immersione nelle traiettorie di volo, dalla quale l’evento appare sostanzialmente caotico, per poi allargarsi in brevi tratti ad ampie visioni d’insieme, “fugaci lampi di conoscenza -dice- in cui il fenomeno si svela” nella sua impressionante precisione. Bettale invece, (su Prove di Volo) lavora in modo complementare, approfondisce la visione di ciò che nell’opera del collega è fugacemente intravisto, proseguendone il discorso: si concentra nel cristallizzare nei suoi scatti frangenti di questo continuo processarsi di forme, preferendo campi visivi molto ampi dai quali emerga evidente la corpulenta plasticità dell’evento. In entrambi i casi inoltre, a sedurre l’attenzione creativa degli artisti, è l’aspetto cinetico-spaziale, oltre che coreografico, del particolare fenomeno soggetto delle opere esposte: “Sentivo fluire in me un andamento euritmico che mi proiettava tra quelle forme mutevoli che in continuazione ridisegnavano l'orizzonte. Nemmeno la mano del pittore più abile sarebbe stata in grado di performare di continuo simili figure, così complesse e pur soavi”- dice Bettale; “lo sfondo monocromatico di quel cielo mi ha permesso di porre in opera un ambiente estremamente performante, continuamente modellato da una così gigantesca mole di movimento […] E’ stato inoltre davvero interessante accorgermi di come e quanto quel formarsi vertiginoso di migliaia di traiettorie nello spazio si prestasse ad acquisire le caratteristiche di una monumentale e ipnotica danza digitale volante che chissà per quanto tempo aveva atteso una musica realizzata apposta per incontrarsi con essa”- si legge tra gli appunti di Strangis. Per quanto concerne l’aspetto prettamente metaforico Bettale si concentra ancora una volta verso l’elemento movimento cercando e trovando un riscontro nell’odierna società, “dove l' aggregazione e la disgregazione -dice- sono all' ordine del giorno. Il mutamento sociale, inteso come fenomeno di cambiamento continuo, si radica nella società, evidenziandone la globale precarietà”. Strangis invece approfondisce in fine l’aspetto funzionale del fenomeno ripreso cioè l’approvvigionamento di cibo, facendone anche un esempio e un monito: “questi uccelli- tuona il giovane autore- si spartiscono in centinaia di migliaia un piccolo pezzo di cielo compiendo un’azione collettiva, solo apparentemente casuale, che risponde invece ad una sottesa e potentissima armonia nell’ambito della quale ognuno di loro trova possibilità d’accesso al sostentamento… Se solo i governi cercassero di prendere esempio da queste bestie certamente molte delle terribili ingiustizie di questo nostro decadente mondo volgerebbero alla fine!”.

L’evento fa parte della mostra “Schio’ d’arti” nell’ambito della Notte Bianca di Schio.

Da Sab 12 a Dom 20 Luglio - aperto Ven, Sab, Dom ore 17:00 – 19:00
Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Palazzo Fogazzaro, Via Fratelli Pasini 44 – Schio (Vicenza) – Tel: 3492304021 – lemomoelectronique@libero.it

sabato 14 giugno 2008

Lino Strangis: "Self made Curator"




A cura di Veronica D’Auria

18 Giugno 2008

D’avanti al Palazzo delle Esposizioni nel giorno dell’inaugurazione della Quadriennale di Roma si svolgerà la mostra/performance di Lino Strangis dall’ironico titolo Self made Curator in cui la curatrice dell’evento diviene performer oltre che opera dell’artista: Veronica D’Auria, firmata in fronte da Strangis, girerà per qualche ora d’avanti al Palaexpo spingendo una carriola da muratore in cui all’interno sarà fruibile ai passanti una nuova versione del video dell’artista Sky-Noise… Armonie del Caos protagonista del work in progress itinerante per gli esercizi commerciali della capitale Video Art Mini Store. Il ruolo della D’Auria sarà quello di mostrare l’opera e presentarla al maggior numero di persone possibile intercettate per strada aprendosi ed esponendosi ad ogni possibile reazione. Ai bordi la carriola presenterà due frasi/insegna, una con il titolo dell’evento e l’altra con il provocatorio testo “Autonomo Salone Mobile”. Oltre che l’occasione di mostrare l’installazione video, la quale si propone come simbolo di tutto l’altro rimasto fuori dalla grande rassegna, l’evento sviluppa diverse stratificazioni di senso nella sua fase prettamente performativa: in primo luogo si assiste ad un interessante capovolgimento dei ruoli tra artista e curatore che è vero e proprio operaio (ecco perché la carriola) dell’artista, che lavora al servizio dell’artista … “Ho sempre pensato che il curatore, come simbolo delle istituzioni, in quanto persona accreditata a monitorare, selezionare e diffondere gli sviluppi dell’arte debba ritornare al ruolo di lavorante e militante, sporcarsi le mani, sudare per gli artisti nei confronti dei quali non deve porsi in posizione di superiorità, bensì essendo orgoglioso di esserne un umile interprete, un assistente, un aiutante.” Da queste posizioni nasce l’idea di mandare una giovane curatrice free-lance con uno strumento di lavoro come la carriola (trasformata per l’occasione in mini spazio espositivo mobile ed autonomo) tramite la quale diffonde l’arte “a mano” d’avanti alla sede di una grande mostra istituzionale. “Non si tratta di una mera azione pubblicitaria né di una contestazione fine a se stessa, ho pensato bensì di realizzare questa mostra mobile/performance in primo luogo perché chi va a visitare la Quadriennale tenga bene a mente che ciò che si fruisce in questo contesto non è e non potrebbe essere la summa della produzione artistica dell’ultimo periodo, che c’è sempre qualcosa di rimasto fuori, escluso perché non colto, non registrato, non ancora digerito, ma che spesso è proprio nel non digerito che risiedono alcuni degli impulsi più vitali”. Strangis pensa, pur senza contestarne l’esistenza ma proponendone una sostanziale riforma, che vi sia sempre un ritardo, uno scarto, una distanza insopportabile tra questo genere di eventi e i reali sviluppi dell’arte e ritiene quindi che, non essendo comunque possibile (perfino se si volesse) colmare interamente e puntualmente questo scarto, sia necessario porre in evidenza la perpetua e imprescindibile possibilità di questo genere di esposizioni di essere altro, esporre altre opere, dare spazio ad altri artisti, altre tendenze, concetti, poetiche, attitudini.

Mercoledì 18 Giugno ore 18:00 – 20:00

Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Via Nazionale 194 – Roma – Tel: 3492304021

e-mail:lemomoelectronique@libero.it

martedì 13 maggio 2008

Lino Strangis: Segnali dal pianeta Terra




A cura di Veronica D’Auria

Inaugurazione Giovedì 22 Maggio 2008 ore 18:00

Giovedì 22 Maggio si inaugura presso il Gottardo occupato (Viale Gottardo n°177) il primo degli eventi speciali legati al work in progress di Lino Strangis dal titolo Segnali Viandanti/Video Art Mini-Store.
Per questa occasione l’artista sviluppa fino alle estreme conseguenze la poetica alla base di Segnali Viandanti riguardante l’opera d’arte nomade, senza fissa dimora, in cerca di asilo. Lo fa con un’installazione audiovisiva in site specific composta di più parti e preparata partecipando personalmente all’occupazione e trasferendo all’interno dell’ex commissariato del IV Municipio (ora occupazione abitativa) i suoi effetti personali ed il suo piccolo studio multimediale. Così l’aderire stesso dell’artista all’occupazione, trovandosi egli tra l’altro realmente in condizione di emergenza abitativa, viene a far parte dell’opera stessa, della sua genesi e del suo senso.

Nucleo centrale è l’installazione audiovisiva dal provocatorio titolo La voce degli inascoltabili, per realizzare la quale Strangis ha intervistato alcuni degli occupanti, tra cui egli stesso, riguardo la loro storia, la loro condizione, le loro speranze e paure, le motivazioni della loro lotta, le loro riflessioni circa la miopia di istituzioni e opinione pubblica rispetto alla loro situazione. Successivamente, con l’ausilio di una serie di software di video editing l’artista fa apparire queste persone fisiche come smaterializzate, svanenti, simili a fantasmi, tendenti all’invisibilità ma per lunghi tratti unite in un corpo collettivo che lotta per l’esistenza, resiste alla cancellazione. Il sonoro è invece una complessa sovrapposizione delle voci degli occupanti, registrate volutamente in esterna e perciò disturbate dai suoni della città: italiano, spagnolo, arabo e Quechua si fondono in un brusio in cui le appassionate parole dei protagonisti, le loro richieste di basilari diritti e giustizia sociale si disperdono inesaudite, come dette in lingua aliena, incomprensibile ed inascoltabile pur provenendo dal cuore pulsante del pianeta Terra. “Era mio particolare interesse creare una metafora audiovisiva di ciò che a mio avviso resta di questa realtà dopo che è passata dai filtri del nostro sistema d’informazione: la percezione, strumentalmente alterata, che questo di essa diffonde, la quale influenza negativamente l’opinione pubblica, creando un’ipocrita distanza di linguaggi e lasciando così alle istituzioni la possibilità di mantenere arginata la questione. Tanto che, a giudicare dal modo in cui si crede di risolvere il problema, sembra proprio che si sia ben lontani da un’adeguata comprensione delle motivazioni profonde e quindi da una giusta soluzione… Oggi il dilagante problema della casa si richiama sempre più da vicino ad i guasti strutturali del nostro sistema paese eppure ancora una certa parte della nostra società tenta, con conclamata demagogia, di marginalizzare le occupazioni, cercando di farle passare come una sorta di fenomeno lunare travisandone situazioni e dinamiche reali, le quali restano fondamentalmente incomprese e a volte perfino vessate, come inascoltabili, non legittimabili… Come se la lotta per i diritti appartenesse a qualche altra remota galassia! Certi interessi forti spingono perché determinati linguaggi restino di nicchia, che non giungano nella loro purezza all’opinione pubblica, in quanto sanno bene che se la voce dei diritti conquistasse le masse le conseguenze sarebbero fin troppo destabilizzanti per il sistema di potere che intendono mantenere”.

Ma l’opera, diffusa nello spazio architettonico del palazzo, sarà composta, oltre che dalla installazione audiovisiva centrale sopra descritta, da una postazione audio in cui le parole degli intervistati saranno invece normalmente comprensibili ad indicare che comunque, se si ha una sincera volontà d’ascolto, in fondo “non è poi così difficile ascoltare e comprendere”.

Si tratta quindi di un’opera/azione/evento in cui, pur non cedendo in alcun modo alla mera narratività, il vissuto dell’autore e la quanto mai odierna questione sociale vanno a confluire in una metafora potente e rigorosa in cui ognuna delle scelte formali è portatrice di una precisa stratificazione di senso: “di primo acchito i contenuti appaiono nascosti, si può dire che si manifestino proprio nel loro apparire come assenza, ma una volta trovata la chiave di lettura, ogni elemento di questo fenomeno audiovisivo chiarisce il suo senso lasciando comunque aperte le vie di significato e disponendosi così ad accogliere interpretazioni e riflessioni del fruitore”.

L’evento è realizzato dall’associazione le momo electronique con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma) diretto da Simonetta Lux e coordinato da Domenico Scudero.

Da Gio 22 a Dom 25 Maggio ore 16:00 – 20:00
Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Viale Gottardo n°177– Roma – Tel: 3492304021 – e-mail: lemomoelectronique@libero.it

lunedì 28 aprile 2008

Lino Strangis: Video Art Mini-Store

I tappa alla Farmacia Bardanzellu



A cura di Veronica D’Auria

Dal 2 al 9 Maggio 2008

V. A. M. S. è il nuovo progetto di Public Art in progress di Lino Strangis che prende il via e proseguirà parallelamente a Segnali Viandanti (progetto di medesima natura recentemente lanciato). “E’ mia intenzione portare avanti insieme questi due progetti in quanto ritengo che siano complementari”: in entrambi i casi si tratta di quelle che Strangis chiama “Installazioni minime” le quali vanno a costituire un’opera/progetto “progressiva e pluricellulare” ma, mentre in Segnali Viandanti ci si concentra sul fattore occupazione di suolo pubblico, in Video Art Mini-Store caratteristica peculiare è l’accordo con esercizi privati dei più diversi generi. “Mi piace il fatto che la gente trovi l’arte contemporanea non, come al solito, nelle gallerie o nei musei e nemmeno in spazi diversi ma preparati apposta, bensì inaspettatamente, dal parrucchiere, dal macellaio, dal farmacista, in quei luoghi e quelle circostanze quotidiane in cui spesso si è costretti ad attendere, fare la fila, ammazzare il tempo in qualche modo”.

Ancora una volta si parte da Roma e il primo esercizio ad aderire al progetto sarà la Farmacia Bardanzellu (in via G. B. Bardanzellu 75), poi si proseguirà facendo tappa in altri esercizi della capitale e successivamente in altre città. L’idea di fondo è quella di porre in questi luoghi dell’attesa, dove si crea nelle persone una senza dubbio maggiore disposizione alla fruizione, delle installazioni audiovisive realizzate a partire da riprese di eventi quotidiani della città ai quali di solito, presi nel turbine della metropoli odierna, non si riesce a dedicare la giusta attenzione.

Protagonista del tour romano sarà l’installazione audiovisiva monocanale dal titolo Sky-Noise… Armonie del caos realizzata dall’artista elaborando creativamente con i software la ripresa di un fenomeno naturale molto particolare al quale si può assistere proprio nel pieno della città. Agenti di questo fenomeno sono stormi di rondini impegnate nell’approvvigionamento del cibo sul venire della sera nella zona del laghetto dell’Eur: “da tempo passando di lì avevo notato che un numero sterminato di volatili solcava il cielo compiendo spettacolari coreografie che restavo ad ammirare per lungo tempo, ma mi accorgevo che ciò che si riusciva a scorgere dalla strada non era che una piccola parte dello spettacolo completo, sempre nascosto dai palazzi, così ho deciso di avventurarmi nella collinetta verde sopra il lago e facendomi strada nel guano sono riuscito a raggiungere l’epicentro del fenomeno”. In primo luogo quindi Strangis pone in opera un punto di vista ravvicinato sull’evento non solo in quanto si cimenta in una sessione di trekking per mostrarci da vicino un fenomeno quotidianamente scorto altrimenti solo in lontananza ma anche in quanto grazie all’utilizzo dello zoom ci viene proposta una visione interna del fenomeno simile a quella che si avrebbe trovandosi in aria nel bel mezzo delle traiettorie di volo delle rondini. Ma oltre a rendere visibili aspetti di un fenomeno altrimenti inaccessibili all’occhio umano, riaprendo l’atavica questione riguardo la percepibilità dei fenomeni naturali, l’opera sviluppa sul piano metaforico una pungente questione sociale che l’autore ci racconta come segue: “sono convinto che la natura detenga la più alta forma di intelligenza, che dall’analisi dei fenomeni naturali l’uomo possa prendere esempio per trovare una via risolutiva delle diverse questioni che lo riguardano, questi uccelli ad esempio si spartiscono in centinaia di migliaia un piccolo pezzo di cielo compiendo una danza apparentemente caotica che nasconde invece una sottesa armonia nell’ambito della quale ognuna di loro trova sostentamento. Dalla riflessione su questo fenomeno è partito in automatico il parallelo con la soprapopolazione e le conseguenti difficoltà rispetto alla possibilità di sostentamento globale”… Com’è noto le ricchezze del mondo sono distribuite in maniera disarmonica e del tutto sbilanciata, ciò è causa e conseguenza al tempo stesso della estrema povertà di alcune zone del globo e della sproporzionata ricchezza di altre. Ma, se anche con le ovvie difficoltà, se sostenuta da una volontà collettiva, una maggiore armonia è possibile e questa danza volante, oltre ad essere uno spettacolare fenomeno audiovisivo, diviene prova concreta di questa possibilità, oltre che esempio e monito.

L’evento è realizzato dall’associazione le momo electronique con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma) diretto da Simonetta Lux e coordinato da Domenico Scudero.

Da Ven 2 a Ven 9 Maggio ore 8:30 – 13:00 16:30 – 20:00 (Dom 4 solo mattina)
Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Via Giovanni Battista Bardanzellu 75 – Roma – Tel: 3492304021 – e-mail: lemomoelectronique@libero.it


Come arrivare: Metro B Santa Maria del Soccorso bus 309 – 450

Lino Strangis: Segnali Viandanti

I tappa del progetto Segnali Viandanti

Auto-Poiesis Activity




A cura di Veronica D’Auria

Inaugurazione Martedì 1 Aprile 2008 ore 17:30

Parte da Roma Segnali viandanti, nuovo progetto Public Art del giovane artista Lino Strangis costituito -come scrive l’autore- “da una serie di installazioni audiovisive minime e itineranti da considerarsi come un’unica opera processuale e pluricellulare sparsa nel tempo e per gli spazi verdi delle città”. Particolarità di queste installazioni è quella di essere poste all’aperto, in luoghi di pubblico passaggio, all’interno di una tenda canadese da tre posti. Questa modalità d’installazione, sperimentata già in precedenza da Strangis, acquisisce nell’ambito di questo progetto ulteriori e più calzanti stratificazioni di senso: prima di tutto si approfondisce il concetto di “opera d’arte mobile, nomade, senza fissa dimora”, in secondo luogo va a costituirsi un’intrigante fusione di contenitore e contenuto, rendendo “la struttura architettonica che ospita l’opera parte integrante dell’opera stessa”, in cui il fruitore entra letteralmente e da cui viene “accolto”. All’interno della tenda si troveranno un’installazione audiovisiva monocanale e una serie di stills. Alcune di queste installazioni saranno in site specific in quanto i video ad esse relativi sono legati strettamente ai luoghi in cui si espongono al pubblico. Nel caso di questo primo “accampamento” infatti “i segnali viandanti sono fruibili proprio nel luogo esatto in cui ho assorbito l’ecosistema audiovisivo da cui li ho realizzati, ma in tutto ciò, la cosa paradossale, è che stando all’interno della tenda, se anche si è nello stesso luogo, si vive una dimensione spazio-temporale del tutto diversa”.

“Questo accampamento nasce clandestino, senza permesso” e trova asilo temporaneo negli spazi (all’aperto) del Cantiere Sociale Tiburtino deCOLLIamo (in via degli Alberini, a Colli Aniene, Roma) il quale, fin dalla sua fondazione si trova al centro di molte attenzioni in quanto “sorto” -spiega l’artista- “da un libero atto di riconversione di uno spazio pubblico inutilizzato in un centro polivalente di servizi al quartiere”… Per Strangis installare in questo sito il suo accampamento ha un senso molto particolare in quanto sfaccettato e controverso: appare evidente la forte componente politica dell’azione, che è una vera e propria adesione di un’opera d’arte e del suo autore all’occupazione di un suolo pubblico (altrimenti chiuso) in queste ore in corso e sotto il pericolo di sgombero. “E’ insomma un accampamento abusivo, come la mia opera […] sento fortemente che c’è una analogia tra il senso della mia azione installativa (quindi della mia opera) e quello dell’azione permanente a cui si partecipa svolgendo le proprie attività in questo luogo o assistendovi”.

Ancor più mirato è il piano metaforico dell’installazione video scelta per questa prima tappa dal titolo Auto-Poiesis Activity, la quale ponendo in forma audiovisiva il principio biologico dell’autopoiesi come ciò che accomuna atomi, cellule, organi del corpo ed ecosistemi (vedi Maturana e Varela), riassumibile (semplificando) nell’autoproduzione e autorganizzazione dei sistemi viventi tramite un continuo processo di scambio che ne muta la struttura ma non l’identità, si ricollega metaforicamente alla natura degli spazi (come il cantiere tiburtino) aperti all’interazione ed allo scambio con la popolazione: “proprio come nel corso delle attività nell’esistenza degli enti questi lasciando tracce di sé, vanno mutando l’ambiente da cui sono al contempo mutati, così accade nella struttura del cantiere sociale, organismo continuamente mutato dalle iniziative che accoglie”. Strangis riprende una performer nel pieno di una quotidiana esercitazione di giocoleria che interpreta come “danza indotta” (rifacendosi ancora una volta all’autopoiesi che esclude ogni finalismo nelle attività degli organismi) in quanto i movimenti del corpo nello spazio/ambiente non sono fini ad essi stessi, pensati direttamente per la danza, ma conseguiti dall’intento di muovere nello spazio un corpo altro che diviene protesi, prolungamento del corpo nella spazialità… Lavorando con i software pone nel medesimo riquadro frammenti temporali della particolare attività coreografica ottenendo un effetto di moltiplicazione di tracce corporali nello spazio-tempo, le quali mutano al contempo continuamente il corpo della performer e l’ambiente stesso rendendo nel linguaggio dell’audiovisione il processo autopoietico. Il tutto proseguendo il lavoro di ricerca (caposaldo della sua poetica) riguardo alla creazione di “metafore concrete dei processi di esistenza”.

La mostra è realizzata con il patrocinio del MLAC (Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell’Università “La Sapienza” di Roma).

Da Mar 1 a Lun 7 Aprile ore 17:30 – 21:30
Ufficio stampa: Veronica D’Auria

Via degli Alberini – Roma – Tel: 3492304021 – e-mail: lemomoelectronique@libero.it


Come arrivare: Metro B Santa Maria del Soccorso bus 309 – 450 Metro B Ponte Mammolo bus 451

Lino Strangis: Doppio progetto Public Art Segnali Viandanti/Video Art Mini-Store

Parte da Roma il nuovo doppio progetto Public Art itinerante di Lino Strangis, costituito di due work in progress complementari Segnali Viandanti e Video Art Mini-Store, da considerarsi come spiega l’artista “come una sola opera/azione progressiva e pluricellulare”. Si tratta in entrambi i casi di quelle che Strangis chiama “Installazioni audiovisive minime” ma, mentre in Segnali Viandanti ci si concentra sul fattore occupazione di suolo pubblico, in Video Art Mini-Store caratteristica peculiare è l’accordo con esercizi privati dei più diversi generi. Mentre Segnali Viandanti (spesso in Site Specific) viaggiando in una tenda canadese sviluppa il concetto di opera d’arte mobile, senza fissa dimora assumendo anche le caratteristiche del gesto di protesta e di appropriazione/autogestione degli spazi verdi delle città (a volte affiliandosi ad occupazioni preesistenti, come nel caso della prima tappa al Cantiere Sociale Tiburtino) Video Art Mini-Store (di cui la tappa al salone di parrucchieri Contesta Hair Rock passerà per il noto evento Contemporaneamonti) si muove in un tour di parrucchieri, macellai, farmacisti, palestre ecc. trasponendo in installazioni audiovisive eventi delle città ospitanti ai quali, presi nel turbine della metropoli contemporanea, spesso non si riesce a prestare la giusta attenzione.